lunedì 22 dicembre 2008

Tempo fa.

Tempo fa... un po' di tempo fa aprii questo blog, non conscio di cosa volesse dire avere un blog personale: lo feci solo perchè l'esame di informatica lo richiedeva, niente più.

Adesso che è passato un po' di tempo da quando ho scritto il mio ultimo post, solo adesso, mi rendo conto che ho il bisogno di scrivere, di parlare. Non importa chi e quante persone leggeranno questi post: io scrivo per me stesso e per il MIO AMORE, Rosanna... questo mi basta, davvero. ;)

Ho voglia di scrivere le parole e i pensieri che affollano in questo periodo la mia mente, ormai sempre più spesso, perchè mi rendo conto che sto crescendo, che sono cambiato e che anche il mondo attorno a me sta cambiando... ci sono cose che in questo periodo della mia vita mi fanno riflettere e che una volta invece passavano inosservate di fronte ai miei occhi. Ho voglia di riflettere proprio su ciò che è cambiato, su ciò che succede nel mondo e mi fa paura, sulle mie speranze, a volte un po' ingenue, su ciò che è in costante crescita e su ciò che non cambia mai... ho semplicemente voglia di riflettere, proprio perchè sto crescendo.

mercoledì 14 maggio 2008

Musical Update #1 - 14 Maggio 2008

E' un pò che non scrivo sul blog, vero?
Beh... in questi giorni sono abbastanza incasinato con l'università:

--- l'8 maggio ho dato il tanto atteso esame di anatomia rimediando un discreto 24 (mi aspettavo di più, ma mi accontento);
--- sto incominciando a pensare di preparare l'esame di fisica per il 6 giugno e...
--- udite udite, mi sto preparando per l'esame di biologia... per la terza volta! Beh, sono bocciato due volte, ma non credo ci sia niente di male: perlomeno non quando a condurre gli esami di biologia è una persona di nome Marta Farnararo! Non mi dilungherò su come sono maturate queste due bocciature, ma vi anticipo solo che questa volta mi sono fatto un pò più furbo: se questo "tentativo" (ormai lo chiamo così) andrà in porto vi spiegherò la mia "tattica". Niente da aggiungere, sono solo un pò preoccupato (una terza bocciatura mi farebbe veramente incazzare, soprattutto perchè io ho studiato e sono pronto, ma il bello è che lo ero anche le precedenti volte, è per questo che sono preoccupato), ma credo sia normale...


Nel frattempo ho deciso di fare una cosa che ho in mente da un po' di tempo: cambiare le canzoni che sono nel riquadro musicale in alto a destra. Mi sembra una buona idea: io cambio le canzoni periodicamente e voi, se volete, potete commentare le scelte/dare consigli. ;-)

Dunque dunque, le canzoni che c'erano fino ad oggi sono:
1) Lorenzo Jovanotti - A TE (Musica Italiana): una canzone bellissima, toccante... che non toglierò mai perchè è dedicata ad una persona INFINITAMENTE SPECIALE... ;-)
2) AC/DC (Hard Rock) - Whole Lotta Rosie: gli AC/DC, un pezzo di storia del rock'n roll! Fantastica questa canzone... e anche un discreto assolo di chitarra elettrica nel mezzo;
3) Rhapsody of Fire (Epic Metal) - Holy Thunderforce: per gli amanti del genere epic;
4) Metallica (Heavy Metal) - Sad But True: una scelta che i buoni metallari apprezzeranno. ;-)

Ed ecco le canzoni che fanno parte dell'update:
1) Guns 'n' Roses (Hard Rock) - Sweet Child of Mine: conosciuta tramite GH2, spettacolare assolo di chitarra;
2) Nirvana (Grunge) - Smells like Teen Spirit: una pietra miliare del rock;
3) Led Zeppelin (Hard Rock) - Heartbreaker (live): i Led Zeppelin sono uno dei gruppi che preferisco, insieme agli AC/DC e ai Rhapsody... una scelta scontata. ;-)


Dimenticavo, conoscete Radio RockFM?
E' una radio che trasmette solo musica rock 24 ore su 24, si trova sul 104.5; purtroppo chiuderà a fine maggio dopo 18 anni di storica attività. :-(
Beh, se volete ascoltarvi un pò di sano rock sintetizzatevi su questa: la potete ascoltare anche in streaming da www.radiorockfm.com/ e potrete comunque continuare a seguire ciò che ne resterà su www.rockfamily.it/ .

Perchè... ROCK RULES! XD

martedì 22 aprile 2008

I Have a Dream (Parte 2)

Non è facile rimettere in ordine i pensieri dopo quanto successo oggi alla conferenza: le parole di de Bernard e l'enfasi con il quale egli ha letto il suo articolo mi hanno davvero colpito, tanto che ancora adesso i pensieri si ammassano in maniera più o meno disordinata nella mia mente.

Sono stati diversi i momenti che mi hanno entusiasmato, al di là del discorso; mi sono piaciute moltissimo, ad esempio, le parole del nostro professore di Informatica, intervenuto dopo il professor de Bernard: "(durante le lezioni) bisognerebbe dimenticarci del fatto che siamo professori": come non essere d'accordo?
Entusiasmante il momento in cui il professor Formiconi ha tirato fuori delle palline, iniziando a fare il giocoliere durante il suo discorso: credo abbia voluto farci capire che ogni docente/medico, è in primis un essere umano, come tutti gli altri, e per questo l'insegnamento/la medicina non dovrebbe essere un monologo o una forma di apprendimento passiva, quanto piuttosto una interazione costruttiva fra esseri umani, un dialogo senza barriere quali timore o paura di fare una domanda stupida di fronte a 200 persone, una appassionata ricerca della conoscenza/cura, proprio perchè questa possa essere messa al servizio di altri esseri umani.

De Bernard ha voluto anche sottolineare come, oltre alla capacità del professore di generare interesse per la materia è necessaria la bendisposizione degli studenti nei confronti della materia e del docente: devo dire infatti che molto spesso mi è capitato a lezione di notare persone assolutamente disinteressate all'argomento trattato dal professore: ora, io non critico il fatto che siano disinteressati (ognuno è padrone del proprio destino), quanto piuttosto che con il loro atteggiamento (commenti, confusione) infastidiscano coloro che, seduti nelle vicinanze, sono invece interessati alla lezione; assurdo che poi si permettano di commentare ciò che dice il professore senza aver ascoltato nemmeno una parola del discorso, criticandolo del fatto che le sue lezioni siano incomprensibili; questo è, a mio parere, uno degli atteggiamenti più distruttivi che possano esistere nell'ambito dell'insegnamento.

Mi ha stupito molto l'intervento di un nostro collega: "è importante anche la collaborazione fra colleghi di corso, senza la quale non vedo come sia possibile formare buoni medici": una interazione attiva e costruttiva fra colleghi studenti/futuri medici permette l'instaurarsi di rapporti costruttivi continuamente in crescita, un aggiornamento continuo dell'intero gruppo, una collaborazione reciproca nella risoluzione di problemi comuni e non, la nascita di un lavoro di squadra.

domenica 20 aprile 2008

I Have a Dream (Parte 1)

"L'importanza di una forte intesa tra docente e allievi nella preparazione del futuro medico": queste parole, tratte da questo articolo del professor de Bernard mi hanno colpito molto. In realtà l'intero articolo mi ha davvero affascinato: De Bernard porge un invito, esprime un idea, che condivido appieno.

Il nocciolo della questione è il tanto discusso rapporto docente-allievo: un rapporto che, in questi primi mesi, qui in facoltà, non si è molto percepito. Egli parla di Eros (citando Platone), desiderio, amore per la materia che ogni insegnante dovrebbe essere in grado di trasmettere all'allievo; a me piace molto anche il termine Empatia: un rapporto di partecipazione emozionale, viscerale che dovrebbe legare allievo e docente alla materia di studio e che oggi, putroppo in molti casi, manca.

Non vi parlerò delle mie esperienze passate nel campo dell'insegnamento/studio/apprendimento (credetemi, ne ho passate di cotte e di crude), ma davvero de Bernard esprime concetti che credo molti di noi condividano.

Solo attraverso una buona formazione è infatti possibile creare buoni medici, una formazione che stimoli l'allievo, che, come dicevo qualche post fa, trasformi lo studio in una scoperta continua, in qualcosa di cui meravigliarsi e di cui sentirsi partecipi e soddisfatti, appagati. Un professore qualche giorno fa disse: "Studiare ci permette di sognare", e ciò dovrebbe essere lo studio: una fonte di ispirazione, di energia, di interesse per chi vi si avvicina.
Ancora, il mio prof di filosofia al Liceo disse: "non vi è insegnamento senza dibattito, senza dialogo tra chi insegna e chi apprende: l'allievo deve discutere con il professore e viceversa, al fine di migliorare la qualità dell'insegnamento e della formazione di entrambi, al fine di crescere".

Una buon rapporto docente-studente significa dunque gettare le basi per la formazione di ottimi allievi, di ottimi dottori in grado di rapporterarsi con il paziente in maniera corretta, al fine di sviluppare con esso un "rapporto di interdipendenza" (parole bellissime, queste) che permetta di curare il corpo e lo spirito del malato, che permetta loro di combattere, uniti, la malattia.

giovedì 10 aprile 2008

Clown e Medicina (Compito 6)

Clown... chi di voi, quando sente questa parola, non pensa subito al circo, patria naturale di questi personaggi che, grazie alle loro grottesche maschere e al loro goffo atteggiamento creano ilarità fra i bambini del pubblico? Proprio per questo è molto difficile considerare quello dei clown come un lavoro vero e proprio: "che cosa ci vuole a fare versi strani, tirare due o tre torte in faccia alla gente? Che cosa ci vuole a far ridere un bambino al Circo?"
Facile, quando si parla dei bambini del Circo, già...

Esistono altre realtà.

Comicoterapia, si chiama così: fu inventata da Patch Adams, un medico americano che ebbe l'idea di sfruttare la comicità dei clown e l'effetto che questa poteva avere sui bambini per dare un sostegno morale ai piccoli pazienti degli ospedali. Proprio questo argomento ci ha portato davanti il nostro professore di Informatica, martedì, con un seminario aperto a tutti; un'esperienza unica, che mi rammarico di non aver potuto vivere in prima persona (esame di inglese, grrr... =_=), ma la cui descrizione, riportatami da alcuni compagni, mi ha colpito ed emozionato molto comunque, davvero.

Non dev'esser facile far ridere i bambini degli ospedali, coloro che, costretti dalla malattia, devono passare molti, se non gli ultimi giorni della loro vita fra le mura di una stanza, o sopra le lenzuola di un letto, coloro che colpiti dalla malattia non possono vivere e nutrirsi appieno della vita, dei loro desideri fanciulli e immacolati, della possibilità di sorridere, in preda alla gioia, tirando quattro calci ad un pallone, correndo su di un prato o guardando sognanti le nuvole, giganti; ecco cosa fanno i clown degli ospedali: cercano di portare loro questo sorriso, con una battuta, un gioco, una carezza, trasformando così per pochi minuti un luogo a loro amorfo in un sogno fanciullo realizzato, un temibile uomo con il camice bianco e una siringa in mano in un caro e raro amico, che ti fa sorridere e giocare, che ti confida i suoi segreti e che... ti porta il sole.

"Sono vivo... nonostante i medici!" questa frase, su di un cartello, apriva il corteo all'interno di Careggi, martedì; come a voler dire: "i farmaci non sono l'unica cura, non sono l'unica alternativa! Occorre fare di più, curare vuol dire anche ricordarsi che in ognuno di noi risiedono dei sentimenti, delle emozioni, uno spirito che, così come il corpo, va curato."

"I medici devono curare le persone, non le malattie", diceva Adams, percependo proprio l'importanza di quello spirito, di quel sorriso fanciullo che in ognuno di noi vive.

mercoledì 9 aprile 2008

Microsoft in Calo

L'altro giorno, mentre sfogliavo il giornale, un articolo ha catturato la mia attenzione:

"Microsoft sarebbe in continuo calo di credibilità. Secondo una ricerca di CoreBrand, che ha coinvolto migliaia di manager, la società di Redmond è passata dal 1° posto del 1996 al 59°nel 2007. I motivi? Molti, fra cui il poco apprezzato sistema operativo Vista."

I risultati delle ricerche effettuate da CoreBrand negli ultimi anni rivelano infatti che il marchio Microsoft è in calo ormai in maniera costante e problematica, ma che la sua credibilità non è ancora compromessa. Chissà perchè, ma la cosa non mi sorprende affatto... ;-)

Se volete potete scaricare la classifica redatta da CoreBrand in questo link: è un documento in formato PDF.

mercoledì 2 aprile 2008

Matematica: solo Numeri? (Compito 5)

Non l'ho ancora detto, perciò mi sembra opportuno precisarlo adesso: sono uno studente del primo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze; fare il medico è una grande aspirazione che mi ha sempre animato, sin da quand'ero piccolo.

Ho deciso di parlare di questo argomento non solo perchè affidatomi come compito, ma anche perchè è una questione particolarmente interessante. Ricollegandomi a questo post scritto dal professore di Informatica della suddetta Facoltà una frase mi ha colpito in maniera particolarmente... dolorosa... ve la ripropongo: "Purtroppo, la stragrande maggioranza degli studenti esce dalle scuole superiori con l’idea che la matematica sia un insieme di regole e di procedure" e non piuttosto un linguaggio molto potente che aiuta la comunicazione delle idee.

Ecco... prendete questa frase ed applicatela a me, nella maniera più assoluta.

D'accordo, sono sempre andato bene a matematica e a fisica, sia alle scuole medie che al liceo, non ho mai rischiato di prendere il debito e sono riuscito sempre a cavarmela almeno con una valutazione finale del 7; ma la visione della matematica che ho ereditato dal liceo è tutt'altro che positiva: gli esercizi in linea di massima mi riuscivano, ma mi sono sempre chiesto, senza mai trovare risposta... perchè? A cosa serve risolvere un'equazione di secondo grado? In che cosa mi può essere utile nella vita di tutti i giorni conoscere il valore della x in una determinata espressione matematica? QUALE DIAVOLO E' IL NESSO TRA LA MATEMATICA E LA VITA TANGIBILE, REALE, DI TUTTI I GIORNI???

Il nesso tra fisica e mondo reale è più diretto: questa è una scienza più concreta le cui formule si applicano alla vita reale, da cui se ne trae informazioni più o meno astratte, ci permette di effettuare stime circa la durata del giorno solare medio, la velocità di un corpo e moltissime altre cose.

Ma la matematica? La visione che ne ho è proprio quella di un immenso pappone di formule e roba varia che a scuola dovevo studiare, imparare a memoria per qualche giorno e che poi potevo rimuovere tranquillamente dalla testa una volta fatto il compito... tanto non ne avrei avuto più bisogno. Forse per capire come si sbuccia una banana ho bisogno di applicare il teorema di Rolle?

Certo, capisco che i numeri sono importanti per effettuare stime, approssimazioni, conteggi, divisioni e altre cose fondamentali che si applicano nella vita di tutti i giorni. Le cose più semplici della matematica si possono applicare a tutto: i numeri, le approssimazioni, ecc. Ma non ho mai capito l'importanza che può avere nella vita reale il teorema di Rolle, il saper integrare una funzione o riuscire a calcolare una derivata. So che esistono e che i matematici applicano queste formule complesse, ma non so per quale motivo, non so a cosa servono... non so in che contesto si inseriscono. La matematica complessa non mi affascina. Non nego la soddisfazione che si prova dopo aver risolto un'equazione di terzo grado applicando i più complessi teoremi matematici: ti senti come dopo aver vinto una battaglia; ma ben presto, per quanto mi riguarda, la soddisfazione lascia posto alla delusione: a cosa mi è servito risolverla?
So che quello che dico potrà sembrare dissacrante per molti, però è la visione sincera che ho della matematica, dovuta in gran parte al tipo di insegnamento ricevuto al liceo. Non mi azzarderò mai a negare che la matematica è una scienza molto importante e che sta alla base di TUTTE le altre scienze, ma non sempre riesco a vedere questo nesso: che mi dite della filosofia? E delle scienze letterarie? Se per nesso tra matematica e scienze letterarie intendiamo il collegamento che può esservi tra l'alfabeto e l'ordine numerico allora sono d'accordo, ma... non c'è altro? Che fine fanno le equazioni di secondo grado? E il teorema di De l'Hopital? Perchè allora la matematica è alla base di scienze come la filosofia, la storia, la letteratura?
Dico tutto questo con l'amarezza nel cuore, perchè mi piacerebbe davvero riuscire a capire il nesso Mondo-Matematica, ma la mancanza di una educazione interessante e partecipativa mi ha allontanato da un mondo che reputavo affascinante e di cui mi sarebbe piaciuto assaporarne maggiormente la concretezza; ecco perchè la matematica non mi affascina più.
E' questo che in fondo mi sarebbe piaciuto conoscere dallo studio della matematica: dove si applicano le equazioni di secondo grado, in che senso la matematica è alla base delle altre scienze, che fine fa la matematica complessa nella vita di tutti i giorni, a che scopo si risolvono le equazioni di secondo grado. No, la matematica non è (o meglio non dovrebbe essere insegnata come) fatta solo di formule... c'è di più.

Ecco perchè concepisco/amo la matematica come un gigantesco malloppo di formule puramente astratte: perchè nessuno ci ha mai insegnato il perchè di quelle formule, perchè sono state inventate, per quale motivo sono di estrema importanza per tutto il mondo... nessuno le ha mai rese interessanti o ce le ha fatte sentire molto più concrete e vicine a noi di quanto non possa sembrare.
E' dunque naturale che la frase citata ad inizio post trovi una naturale applicazione al mondo scolastico di oggi: ciò che manca alla didattica, secondo me, è il far capire agli studenti quanto sia utile, concreto e quantomai importante ciò che studiano; questo secondo me li fa sentire più appagati... solo così lo studio può diventare una scoperta continua, di cui meravigliarsi, di cui prendere parte, qualcosa di cui entusiasmarsi, da raccontare agli altri, qualcosa che più si ha e più si desidera... proprio perchè lo sentiamo nostro, da custodire come un tesoro.