domenica 20 aprile 2008

I Have a Dream (Parte 1)

"L'importanza di una forte intesa tra docente e allievi nella preparazione del futuro medico": queste parole, tratte da questo articolo del professor de Bernard mi hanno colpito molto. In realtà l'intero articolo mi ha davvero affascinato: De Bernard porge un invito, esprime un idea, che condivido appieno.

Il nocciolo della questione è il tanto discusso rapporto docente-allievo: un rapporto che, in questi primi mesi, qui in facoltà, non si è molto percepito. Egli parla di Eros (citando Platone), desiderio, amore per la materia che ogni insegnante dovrebbe essere in grado di trasmettere all'allievo; a me piace molto anche il termine Empatia: un rapporto di partecipazione emozionale, viscerale che dovrebbe legare allievo e docente alla materia di studio e che oggi, putroppo in molti casi, manca.

Non vi parlerò delle mie esperienze passate nel campo dell'insegnamento/studio/apprendimento (credetemi, ne ho passate di cotte e di crude), ma davvero de Bernard esprime concetti che credo molti di noi condividano.

Solo attraverso una buona formazione è infatti possibile creare buoni medici, una formazione che stimoli l'allievo, che, come dicevo qualche post fa, trasformi lo studio in una scoperta continua, in qualcosa di cui meravigliarsi e di cui sentirsi partecipi e soddisfatti, appagati. Un professore qualche giorno fa disse: "Studiare ci permette di sognare", e ciò dovrebbe essere lo studio: una fonte di ispirazione, di energia, di interesse per chi vi si avvicina.
Ancora, il mio prof di filosofia al Liceo disse: "non vi è insegnamento senza dibattito, senza dialogo tra chi insegna e chi apprende: l'allievo deve discutere con il professore e viceversa, al fine di migliorare la qualità dell'insegnamento e della formazione di entrambi, al fine di crescere".

Una buon rapporto docente-studente significa dunque gettare le basi per la formazione di ottimi allievi, di ottimi dottori in grado di rapporterarsi con il paziente in maniera corretta, al fine di sviluppare con esso un "rapporto di interdipendenza" (parole bellissime, queste) che permetta di curare il corpo e lo spirito del malato, che permetta loro di combattere, uniti, la malattia.

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