mercoledì 2 aprile 2008

Matematica: solo Numeri? (Compito 5)

Non l'ho ancora detto, perciò mi sembra opportuno precisarlo adesso: sono uno studente del primo anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze; fare il medico è una grande aspirazione che mi ha sempre animato, sin da quand'ero piccolo.

Ho deciso di parlare di questo argomento non solo perchè affidatomi come compito, ma anche perchè è una questione particolarmente interessante. Ricollegandomi a questo post scritto dal professore di Informatica della suddetta Facoltà una frase mi ha colpito in maniera particolarmente... dolorosa... ve la ripropongo: "Purtroppo, la stragrande maggioranza degli studenti esce dalle scuole superiori con l’idea che la matematica sia un insieme di regole e di procedure" e non piuttosto un linguaggio molto potente che aiuta la comunicazione delle idee.

Ecco... prendete questa frase ed applicatela a me, nella maniera più assoluta.

D'accordo, sono sempre andato bene a matematica e a fisica, sia alle scuole medie che al liceo, non ho mai rischiato di prendere il debito e sono riuscito sempre a cavarmela almeno con una valutazione finale del 7; ma la visione della matematica che ho ereditato dal liceo è tutt'altro che positiva: gli esercizi in linea di massima mi riuscivano, ma mi sono sempre chiesto, senza mai trovare risposta... perchè? A cosa serve risolvere un'equazione di secondo grado? In che cosa mi può essere utile nella vita di tutti i giorni conoscere il valore della x in una determinata espressione matematica? QUALE DIAVOLO E' IL NESSO TRA LA MATEMATICA E LA VITA TANGIBILE, REALE, DI TUTTI I GIORNI???

Il nesso tra fisica e mondo reale è più diretto: questa è una scienza più concreta le cui formule si applicano alla vita reale, da cui se ne trae informazioni più o meno astratte, ci permette di effettuare stime circa la durata del giorno solare medio, la velocità di un corpo e moltissime altre cose.

Ma la matematica? La visione che ne ho è proprio quella di un immenso pappone di formule e roba varia che a scuola dovevo studiare, imparare a memoria per qualche giorno e che poi potevo rimuovere tranquillamente dalla testa una volta fatto il compito... tanto non ne avrei avuto più bisogno. Forse per capire come si sbuccia una banana ho bisogno di applicare il teorema di Rolle?

Certo, capisco che i numeri sono importanti per effettuare stime, approssimazioni, conteggi, divisioni e altre cose fondamentali che si applicano nella vita di tutti i giorni. Le cose più semplici della matematica si possono applicare a tutto: i numeri, le approssimazioni, ecc. Ma non ho mai capito l'importanza che può avere nella vita reale il teorema di Rolle, il saper integrare una funzione o riuscire a calcolare una derivata. So che esistono e che i matematici applicano queste formule complesse, ma non so per quale motivo, non so a cosa servono... non so in che contesto si inseriscono. La matematica complessa non mi affascina. Non nego la soddisfazione che si prova dopo aver risolto un'equazione di terzo grado applicando i più complessi teoremi matematici: ti senti come dopo aver vinto una battaglia; ma ben presto, per quanto mi riguarda, la soddisfazione lascia posto alla delusione: a cosa mi è servito risolverla?
So che quello che dico potrà sembrare dissacrante per molti, però è la visione sincera che ho della matematica, dovuta in gran parte al tipo di insegnamento ricevuto al liceo. Non mi azzarderò mai a negare che la matematica è una scienza molto importante e che sta alla base di TUTTE le altre scienze, ma non sempre riesco a vedere questo nesso: che mi dite della filosofia? E delle scienze letterarie? Se per nesso tra matematica e scienze letterarie intendiamo il collegamento che può esservi tra l'alfabeto e l'ordine numerico allora sono d'accordo, ma... non c'è altro? Che fine fanno le equazioni di secondo grado? E il teorema di De l'Hopital? Perchè allora la matematica è alla base di scienze come la filosofia, la storia, la letteratura?
Dico tutto questo con l'amarezza nel cuore, perchè mi piacerebbe davvero riuscire a capire il nesso Mondo-Matematica, ma la mancanza di una educazione interessante e partecipativa mi ha allontanato da un mondo che reputavo affascinante e di cui mi sarebbe piaciuto assaporarne maggiormente la concretezza; ecco perchè la matematica non mi affascina più.
E' questo che in fondo mi sarebbe piaciuto conoscere dallo studio della matematica: dove si applicano le equazioni di secondo grado, in che senso la matematica è alla base delle altre scienze, che fine fa la matematica complessa nella vita di tutti i giorni, a che scopo si risolvono le equazioni di secondo grado. No, la matematica non è (o meglio non dovrebbe essere insegnata come) fatta solo di formule... c'è di più.

Ecco perchè concepisco/amo la matematica come un gigantesco malloppo di formule puramente astratte: perchè nessuno ci ha mai insegnato il perchè di quelle formule, perchè sono state inventate, per quale motivo sono di estrema importanza per tutto il mondo... nessuno le ha mai rese interessanti o ce le ha fatte sentire molto più concrete e vicine a noi di quanto non possa sembrare.
E' dunque naturale che la frase citata ad inizio post trovi una naturale applicazione al mondo scolastico di oggi: ciò che manca alla didattica, secondo me, è il far capire agli studenti quanto sia utile, concreto e quantomai importante ciò che studiano; questo secondo me li fa sentire più appagati... solo così lo studio può diventare una scoperta continua, di cui meravigliarsi, di cui prendere parte, qualcosa di cui entusiasmarsi, da raccontare agli altri, qualcosa che più si ha e più si desidera... proprio perchè lo sentiamo nostro, da custodire come un tesoro.

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